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24 Aprile 2016 – E fu sera e fu mattina

Oh, che splendore la nebbia delle 06:00 del mattino sul Fiume mentre ti stiracchi, in procinto di iniziare il quinto giorno in kayak. Bagagli ritirati a tempo di record, e via in acqua. Secondo ed ultimo giorno insieme ai nostri amici, poi proseguiremo da soli.

Alle 09:00 piccola sosta al “Guado di Sigerico”, dove la Via Francigena incrocia il Grande Fiume. Quattro chiacchiere con il “Caronte” locale, Danilo, altro pittoresco e simpaticissimo personaggio dalle origini fluviali, amante dei pellegrini ai quali non può far a meno di raccontare i suoi preziosi aneddoti.

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Alex inizia ad accusare qualche problema, e viaggia ad un regime di giri inferiore al solito… tendinite dietro l’angolo. Brutta storia. Un po’ di riposo a Piacenza per pranzo non potrà che fargli bene.

Viveri in arrivo

Facile l’approdo al Circolo Canottieri “Nino Bixio” (PC); un po’ meno facile entrare nel locale senza sentirsi dei pesci fuor d’acqua al cospetto dei signorotti ben vestiti che frequentano il luogo. Ma, ormai, siam uomini di Fiume… e non c’è per noi motivo di vergogna.

Ci concedono un tavolino appartato, quasi in riva, al riparo dagli sguardi quasi increduli dei presenti, suscitando comunque l’interesse di un paio di marmocchi che, come passerotti affamati, vengono da noi ad elemosinare un po’ delle cibarie con cui la tavola è stata artigianalmente imbandita. Condividiamo. Con un po’ di stupore, sia chiaro.

Poco dopo, fortunatamente, arrivano Giorgia & Co, con una bella busta di provviste per il nostro viaggio. Facciamo il carico di biscottini per la colazione di ogni forma, colore e misura, porzioncine di parmigiano, e qualche birra. Ringraziando umilmente per l’aiuto ci apprestiamo a tornare in acqua, non prima però delle foto di rito, per accontentare i sempre più numerosi seguaci della nostra impresa sui social.

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Un pomeriggio tranquillo, quello che ci attende. Il sole splende, la pancia è piena, così come il cuore. Arriveremo facilmente a destinazione, oggi.

E invece no.

Il tempo cambia con la stessa velocità con cui ai giorni nostri un politico passa dalla destra alla sinistra, e gli ultimi 7 km sono un vero inferno. Costeggiamo la riva per cercare riparo dal vento incessante che soffia esattamente contro di noi, sollevando onde di oltre 50 cm che impattano senza sosta sulla nostra prua, sommergendola. La sensazione è che il Grande Fiume voglia metterci alla prova. E noi accettiamo la sfida, come se avessimo alternative. Il vento è un nemico ostico, che non dà tregua, che ti strema. Se in condizioni normali si naviga a 9-10 km/h, qui si scende a 3-3,5 faticando il doppio. Su le maniche, dunque, e pagaiare.

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A circa 2 chilometri dal punto di arrivo ci viene incontro una barca a motore, suggerendoci di attraversare il corso d’acqua in prossimità della sua curva a sinistra. Uno sguardo al Fiume, uno sguardo a colui che ha fatto partire il suggerimento. Un solo quesito… “ma sei sicuro? No, dico, facile parlarne dalla barca… noi si sta col culo a mollo… non so se rendo l’idea…

Pensando al signore che ci ha fatto sbagliare strada a Morano, con un po’ di titubanza accettiamo comunque il consiglio. Accidenti. Trovarsi in mezzo al Grande Fiume in quelle condizioni, largo più di 400 metri, con migliaia di metri cubi di acqua sotto ai 2mm di plastica che da lei ti separano, in balìa delle onde e del vento, hai pochi motivi per stare allegro. E qui, l’adrenalina, gioca un ruolo fondamentale. E’ benzina. Di quella buona. La migliore che ci sia. Una mezz’ora di fuoco, per guadagnarsi Roncarolo.

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E sul pontile della Tana, ad attenderci, Orlando, Graziano e tutta la truppa. Scendere dal kayak, sentirsi dire che non avevano mai visto il Fiume in quelle condizioni, ed essere accolti come dei fratelli è una cosa che racconto ora con le lacrime agli occhi che accompagnano un mezzo sorriso.

In Tana

Siamo alla Tana di Roncarolo. Un posto reso magico dalle meravigliose persone che lo frequentano, che lo vivono, che lo amano senza tanti compromessi. Qui non è solo il desiderio di stare insieme ad animarli. Si tratta di altro. E puoi rendertene conto solo passandoci un po’ di tempo.

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Doccia calda, panni ad asciugare, sistemazione dei bagagli. Va meglio. Intervista con la simpatica Elisa, uno sguardo alle belle foto che ci ha scattato Stefano, una chiacchierata telefonica con Andrea Dal Cero, direttore del Giornale del Po, che ci prepara psicologicamente alle coccole che presto riceveremo in Tana. Scambio delle magliette, come al termine di una buona partita di calcio. Due parole con Luigi Vecchia, grande esperto del Fiume e nostra salvezza per il giorno successivo ad Isola Serafini.

Un saluto ed un ringraziamento ai nostri compagni di viaggio, Alex, Simone e Dino che tornano alla loro vita di tutti i giorni. Anche se sembra un po’ che debba in qualche modo essere proprio questa, la vita di tutti i giorni. Avremo altre occasioni, forse. Speriamo.

Il nostro appetito viene totalmente annientato dalle generose e deliziose porzioni proposte da Graziano, che oltre ad essere grande esperto del Fiume se la cava più che egregiamente anche dietro ai fornelli. Primo, bis, tris, secondo, bis, contorno… e c’è anche il posto per una magnifica fetta di torta fatta in casa da una delle poche figure femminili che vediamo aggirarsi da quelle parti. Posto da uomini, questo. Giusto così!

Come assetati viaggiatori nel deserto, chetiamo il nostro bisogno di storie e racconti pendendo dalle labbra della gente del Fiume. L’ora è tarda. Le membra stanche. Due righe scritte di pugno, e cuore, ad arricchire la bacheca della Tana.

Il letto chiama a gran voce.

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