
E’ complicata, la notte prima della partenza.
Prima di qualsiasi partenza. Prima di questa, in particolare. Quando organizzi una gitarella fuoriporta è diverso, per la spensieratezza con cui lo fai. Stasera, ahimè, è un’altra cosa. Mille e più pensieri affollano la mente, quasi a ricordare il vocìo d’un mercato rionale al sabato mattina. La notte prima della partenza va così.Le moltissime settimane passate a studiare il percorso, a documentarsi il più possibile, a cercare d’esser pronti per ogni evenienza sono, da adesso, ufficialmente un ricordo.
C’è fermento nel cortile di casa, stasera, e le bimbe giocano allegre nella confusione generale. Silvano, il nostro mentore, passa a portarci la corda da lancio e stappiamo una birra insieme mentre proviamo a riporre il necessario nei govoni stagni del kayak, come fosse una “prova generale”. Guardare il volume occupato dai bagagli, e poi osservare il risicato spazio a disposizione sull’imbarcazione, ci strappa un ironico sorriso. Il kayak è perfino stato “battezzato”. Ebbene si… si chiama “PoLentoNe”, per identificare il Fiume che navigheremo (Po), il nostro andamento (Lento) e da dove veniamo (Ne – a ricordare l’esclamazione di carattere enfatico tipicamente piemontese…). A me fa tanto ridere.
Ultimo check, giuro
L’attrezzatura è pronta da qualche giorno, controllata e ricontrollata maniacalmente, come di consueto. Ma, sempre come di consueto, non mi accontento e ripasso in rassegna ogni singola voce della check list, spuntandola per la duecentocinquantesima volta. Mi pare lo chiamino disturbo ossessivo compulsivo. Per me, come si dice, “la pianificazione è il segreto del successo”… e quindi non ci sarebbero apparentemente motivi per esser preoccupati. Ma alcune incognite, in verità, mi tormentano.
Prima di tutto il fatto che mai è stata testata l’imbarcazione a pieno carico. E poi qualche riflessione circa l’impegno fisico e mentale che andremo a sostenere da lì a qualche ora. Per non parlare poi delle difficoltà di “convivenza” che potrebbero presentarsi con il mio compagno di viaggio, Giuseppe. Dividere una manciata di centimetri quadrati di kayak per i prossimi undici giorni non sarà cosa semplice. E che noia, poi, pensare d’essere fotografo, e non poter portare una reflex. Cribbio.
Amen. Non c’è spazio né tempo per null’altro, ora. Una pizza e poi di corsa a nanna, cercando invano di riposare bene. Prima della partenza non puoi riposare bene.
Domattina si prenderà la via del Grande Fiume, che porterà si lontano da casa, dagli affetti e dal comfort a cui siamo abituati… ma che certamente ci restituirà qualcosa, in qualche modo.
Bello, mi e’ piaciuto, anche se mi avrebbe fatto piacere leggere qualche dato tecnico in più, ad esempio cosa c’era nell’attrezzatura (i chili dei vestiti previsti, la tenda, garmin e altro), e come pensavate di nutrirvi (primus, borse frigo, ecc.). Bene, aspettiamo le prossime giornate, grazie e un saluto. Maurizio
Ciao Maurizio! Hai ragione… Ma questa parte voleva essere più “emotiva”. Al termine del racconto di viaggio riprenderò il discorso, con le integrazioni tecniche del caso, promesso!