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22 Aprile 2016 – E fu sera e fu mattina

Con i piedi ancora doloranti per l’imprevista prova di biathlon sostenuta il giorno precedente, ci avviamo verso i Canottieri di Casale Monferrato, attraversando una città ancora sonnecchiante. Le ruote del carrellino si sono ovalizzate nella notte, e trainarlo per circa un chilometro diventa ancor più faticoso, soprattutto se deve farlo Giuseppe da solo, mentre il sottoscritto corre a recuperare gli occhiali da sole dimenticati sul tavolino della reception, in albergo.  In acqua, un po’ più tardi del previsto, direzione Balossa Bigli (PV). Al terzo giorno di navigazione affrontiamo la prima tappa degna di questo nome: 54 chilometri, senza trasbordi a terra. Tanta, tanta natura, oggi. Il fiume serpeggia tra immense zone boschive, e ci troviamo immersi in un meraviglioso panorama verdeggiante. Qualche sosta rigenerante, per godere del panorama, e della quiete generale. Si, beh. Più o meno.

Al termine della telefonata di Giuseppe si torna nel Fiume e si scivola rapidamente fino a Valenza, nell’Alessandrino, luogo designato per il pranzo. Una bella prova fisica ci attende per superare il ponte. Anzi… per evitare di andar lunghi e perdere l’approdo.

Il “traghetto”

La Trattoria del Ponte si trova sulla sponda destra, ma la forza del Fiume nell’ultima arcata è troppa. Decidiamo di passare il ponte a sinistra, tenendo al guinzaglio il kayak in acqua un po’ bassa per navigare, per poi traghettare controcorrente fino alla sponda opposta. Effettuiamo precauzionalmente la manovra un centinaio di metri a valle dal ponte, con tutta la grinta di cui disponiamo. Una bella sudata, per guadagnarsi il pranzo.  Ampiamente rifocillati, ed economicamente alleggeriti, torniamo in acqua per raggiungere la destinazione.

discesa fiume po terzo giorno kayak Valenza

Gente di Fiume

Nel frattempo Alessandro Zambon, nuovo amico e grande appassionato del Fiume, ci regala via sms una delle sue perle: l’opportunità unica di conoscere dal vivo una vera leggenda, Angelo Bosio, altrimenti conosciuto come “l’Imperatore del Po”. A circa 6 chilometri da Valenza, sulla sponda destra, c’è la sua “baracca”. Un paio di barche in legno da lui costruite sono ormeggiate sotto ad un tricolore che sventola orgoglioso. Altre barche sulla riva. Con una di queste, il buon Bosio, ha navigato il Po dalla foce a Valenza, controcorrente. E noi, al suo cospetto, ci sentiamo così piccoli da poterci facilmente nascondere nelle sue poderose mani da 75enne che dimostra un buon ventennio in meno.

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Glielo leggi negli occhi il suo amore per il Fiume. E a guardar bene, ci leggi anche un po’ di odio. Poi qualcuno ti racconta che lui, nel Fiume, ci ha perso un figlio. E allora inizi a comprendere alcune cose. Grazie Angelo. E buona vita. Il Po ha bisogno di persone come te.

Alla Tana del Lupo

Si torna in kayak, e si pagaia un po’ più silenziosi fino a sera. A Balossa Bigli siamo ospitati alla Tana del Lupo, una bellissima ed accogliente struttura, realizzata a terra sulla sponda sinistra del Fiume, sulle barche con cui erano costruiti i ponti in uso fino agli anni ’70.

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Una serata ventosa ci accoglie, ma il tramonto sul pontile è una meraviglia. Qui incontriamo tre amici con cui percorreremo i prossimi due giorni di viaggio: Alessandro Zambon, la nostra enciclopedia personale del Fiume, Simone Gallo, il simpatico mago merlino di noi altri, e suo papà, Dino Gallo, la personificazione dei “cinghiali di mare”, in una persona dall’umiltà straordinaria.

Un variopinto gruppetto di individui si troverà tra poche ore in acqua insieme, a dividere le fatiche per i bimbi di Renken. Una piacevole serata trascorsa insieme, indossando abiti improponibili a chiedere un tavolo in un ristorante di buon livello, cercando di non farci arrestare al posto di blocco dei Carabinieri mentre cerchiamo un certificato assicurativo per lo meno dell’ultimo decennio da esibire ai gendarmi. Grasse risate, anche in compagnia degli esponenti dell’Arma.

Tornati alla Tana del Lupo, con il sorriso ancora stampato in viso, ci prepariamo per la notte. I sacchi a pelo sono tutti disposti a terra, tranne quello di Giuseppe e il mio che trovano posto su un divano letto. Abbiamo il terzo giorno di viaggio sulle spalle e nelle mani, e altri otto ci attendono. I compagni lo sanno, e ci lasciano libero il giaciglio più comodo.  Uno sguardo al Fiume, una telefonata a casa, e poi a nanna.

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