
29 Aprile 2016 – E fu sera e fu mattina
Doppio giro di caffè, stamane. Giusto per godere appieno della meravigliosa alba sul Fiume. Arriva anche oggi il momento dei saluti, con la solita speranza che si tratti di un arrivederci, più che di un addio. Decimo giorno sul Grande Fiume. Approfittiamo della leggera corrente per macinare un po’ di distanza.
Oggi ci attende una tappa molto lunga: gli oltre 50 chilometri pianificati diventeranno 63, per alleggerire il viaggio di domani. Alle 07:45 si parte di gran carriera; dopo un paio d’ore facciamo sosta sulla sponda sinistra ormeggiando ad un pontile, vicino a due pescatori a bilancia in compagnia del loro cagnolino Ugo, e abbiamo modo di vedere dal vivo un piccolo siluro. Un salto in paese a far provviste, prima di ripartire.
Le persone ti guardano sempre un po’ stupite quando sei sulla terra ferma con un giubbotto salvagente addosso. E non puoi fare a meno di incrociare i loro sguardi e rispondere con lo stesso sorriso con cui ti accolgono. Quattro chiacchiere in un bar, mentre ci preparano i panini, a raccontare della nostra impresa ad un gruppetto di persone curiose. Oggi il sole picchia duro.
Laguna blu
Un paio d’ore più tardi, sulla sponda sinistra, il Fiume ci presenta un gioiellino da ammirare più da vicino. La “Laguna Blu”. Un angolo di paradiso maniacalmente costruito e mantenuto in ordine da una piccola cricca di uomini di Fiume locali. Non possiamo perdere l’occasione di fermarci per pranzo. Difficile la salita a causa della spiaggia fangosa, ma vale lo sforzo fatto.
Un paio di canoisti passano sul Fiume, ci presentiamo, e dopo pochi istanti non siamo più Davide e Giuseppe, ma diventiamo “quelli del giornale”. Molto bene… più se ne parla, meglio è! Paraspruzzi e giacche d’acqua ad asciugare al sole, fuori i panini e via. E visto che il posto è meraviglioso, ci facciamo pure il caffè. Ah, si… oggi ci coccoliamo. In senso figurato, ovviamente. Il padrone della struttura, accortosi della presenza di qualcuno, viene a trovarci e facciamo due parole velocemente: altri aneddoti, altre esperienze da condividere, un’altra vita di Fiume che meritava d’essere incontrata. Lui, con il suo pedalò giallo ormeggiato a riva, ci facilita le operazioni, permettendoci la risalita a bordo del kayak direttamente dalla sua tanto simpatica quanto inconsueta imbarcazione a pedali.
Dannato vento
Si leva la solita fastidiosa brezza, anche oggi. Sempre inspiegabilmente e un pochino ingiustamente contraria al nostro senso di marcia. Giuseppe arresta bruscamente il nostro avanzare: in una delle reti a bilancia issate a riva ha visto un limicolo intrappolato. Ci avviciniamo lentamente per evitare di spaventarlo ulteriormente. La fitta maglia di nylon trattiene il piccolo volatile senza dargli scampo. Impossibile liberarlo senza rischiare di fargli del male, o senza danneggiare la rete. Scegliamo il male minore: coltello multiuso alla mano e tanti saluti alla rete. Il piccolo volatile è finalmente libero. Acciaccato, lentamente cerca di tornare tra la vegetazione, da noi incoraggiato.
Tanti incontri, oggi, sulle sponde del Fiume e ognuno dice la sua circa la nostra destinazione. Come se le distanze fossero interpretabili anziché oggettive. Come se non ci fosse molta differenza tra 2 o 6 chilometri. Che poi forse, per un pescatore a riva, è così davvero. La traccia gps dice che siamo arrivati, ma sappiamo che abbiamo ancora Fiume da navigare, per un numero non ben definito di minuti, prima di arrivare a Serravalle (FE).
La porta del Delta
Il pontile, sulla sponda destra, si intravede all’orizzonte. E’ una grande struttura, immediatamente prima della diramazione a destra del Po di Goro. Arriviamo tardi, oggi. Alle 18:00 inoltrate scendiamo anchilosati dal kayak, e iniziamo le ormai consuete operazioni di scarico. Un bungalow di legno sarà la nostra piccola, economica fortezza per la notte. La nostra ultima notte sul Fiume.
Doccia, vestizione e lauto pasto serale al ristorante “La Porta del Delta”. Le foto di mostruose creature provenienti dagli abissi del Fiume appaiono anche qui in tutto il loro splendore, come importanti trofei da mostrare più per obbligo morale che per mero esibizionismo.
L’amico Walter, tedesco trapiantato nell’alto Ferrarese dopo aver preso in gestione l’area bungalow della struttura, prende posto al nostro tavolo allietandoci con le sue storie di Fiume e di mare. Si, perché a questo punto del viaggio il mare ed il Fiume iniziano a scambiarsi le identità, a mischiarsi le anime. L’indomani mattina, Walter e la sua “cricca di crucchi”, partiranno verso l’Adriatico, per una battuta di pesca al tonno. In culo alla balena, dunque.
E buonanotte a tutti.